Non è necessario parlare di cibo durante il pasto. È meglio parlare di argomenti astratti tipo: come è andata la giornata, quali sono i programmi per il giorno dopo etc.
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Se volete proprio parlare di cibo, ecco alcuni suggerimenti:
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Non dite: Quanto sei bravo che mangi” “hai finito tutto il piatto, che bravo”
Provate: Come te la cavi bene con il cucchiaio!
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In questo modo, non state insegnando al bambino che mangiare grandi quantità è positivo e che lui è bravo solo quando mangia tanto. Così stimolate la sua autonomia e date sfogo alle vostre emozioni.
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Non dite: Dai mangia almeno un pezzo di broccolo, fa molto bene!
Provate: Mmm, amo i broccoli! È un po’ amaro, ma allo stesso tempo dolce.
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Così parlate dei vostri sentimenti e delle caratteristiche oggettive dei broccoli. Non si parla del fatto che è “buono” (opinione soggettiva) o “fa bene” (concetto astratto che non capisce).
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Non dite: Cosa ti piacerebbe per pranzo?
Provate: Possiamo fare pasta al ragù o con le lenticchie, cosa preferisci?
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Così, da responsabili della scelta sull’alimentazione, date parte del controllo a vostro figlio comunicando: “Mi curo di te e considero la tua opinione”. Allo stesso tempo, limitate la scelta a due opzioni, mantenendo il controllo.
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Non dite: Ti è piaciuto il cavolo?
Provate: A cosa assomiglia il sapore del cavolo?
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Rispondendo “no” alla prima domanda, il bambino cataloga quel alimento come “non gradito”. Cercate di fare domande che descrivono le sensazioni di gusto e quelle sensoriali, incoraggiate i parallelismi con altri prodotti preferiti.
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Più parole si usano per descrivere il gusto e le proprietà degli alimenti e più sarà facile per lui esprimere pareri chiari nei confronti del cibo.
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Ad esempio, se il bambino rifiuta il risotto con i piselli e ha molte parole nel suo vocabolario per descriverne il gusto, probabilmente dirà: “Non mi piace il risotto con i piselli, perché è aspro”, e non semplicemente “Non mi piace”. Così avrete più possibilità di comprendere le particolarità del vostro bambino.
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